CAPITOLO IV. QUESTIONI DI ONORE E DI CUORE

Jadzia Dax e Lenara Kahan passeggiavano nel piccolo giardino antistante la casa d’infanzia di Jadzia. Procedevano fianco a fianco, parlando sommessamente tra di loro, sfiorandosi continuamente, per timore che ciò che stavano vivendo fosse un sogno che sarebbe finito presto.

Ancora una volta i pensieri di Lenara volarono alle leggi Trill: il momento che stava vivendo con Jadzia era dolce, e non sembrava avere nulla di sbagliato, ma quello che sottintendeva era una grave affronto alla cultura del loro popolo. Quando lei si era sentita pronta ad abbandonare ogni cosa per Jadzia aveva scoperto che era rimasta sola, di aver perso l’occasione: non era ancora sicura di poter tornare sui suoi passi.

Jadzia, avvertendo ancora la tensione dell’altra donna, non del tutto scomparsa, si fermò di botto, prendendole una mano e costringendola a fermarsi a sua volta: «Lenara, vieni qua per favore.»
Aspettò che l’altra donna si fermasse e si girasse verso di lei, prima di prenderle anche l’altra mano e aggiungere: «Senti, so che è stato un periodo duro e brutto per entrambe e so che ho compiuto azioni che ti hanno ferita nel profondo… e che sarà difficile per entrambe guarire…»

Lenara guardò Jadzia negli occhi, il suo sguardo era severo, ma le sue labbra tradivano il desiderio di baciarla. Si costrinse comunque a trattenersi, doveva sentirsi dire e confermare che nulla si sarebbe frapposto tra loro questa volta. Sperava che Jadzia fosse davvero pronta a questo passo. Si lasciò andare a una sola parola: «Ma…?»
«Ma,» e qua Jadzia sorrise appena alla fretta che sembrava avere Kahn in quel momento, «andrà tutto bene, promesso. Non mi perderai mai più, d’accordo?»
La attirò a sé, stringendola con dolcezza: «Ho sicuramente tanti difetti, ma… avere un “piccolo Curzon dentro di me che mi dice di essere impulsiva… di ignorare le regole” non rientra di certo tra quelli!»
La battuta ottenne l’effetto desiderato: Lenara riuscì a rilassarsi leggermente più nella sua stretta, stringendosi a sua volta all’altra donna e ricambiando con più serenità l’abbraccio, il volto affondato nell’incavo tra la sua spalla e il collo.
Jadzia si perse tra i capelli di Lenara, e tra essi sussurò: «Ti amo… ti ho amato dal primo momento.»
Lenara non riuscì a risponderle. Avrebbe voluto dirle che l’amava, ma ancora le parole le si fermavano sulle labbra. Si limitò a dirle: «Verrò con te.»

Le due donne si separarono leggermente, quanto bastava per tornare a guardarsi negli occhi. Jadzia mascherava il dolore di non essersi sentita rispondere con un “ti amo”, ma era disposta ad aspettare, preferendo quindi rifugiarsi in un po’ di sano spirito pratico e iniziando un discorso fatto di impegni e routine.
«Potrai continuare i tuoi studi su Deep Space 9, anzi, al momento ci sarebbe davvero bisogno di una persona come te. Il tunnel sembra essere scomparso!»
L’attenzione dell’altra scienziata, ora, era focalizzato sul lavoro della sua vita. Lenara e Jadzia si allontanarono ancora di un passo, lasciando che a tenerle unite fossero le mani intrecciate. Continuarono a camminare, parlando di tetrioni e fluttuazioni quantiche, ma la tensione era sparita: le due anime si erano finalmente trovate e avrebbero avuto il tempo di curarsi a vicenda.

Quando ritornarono verso la casa, notarono due figure davanti all’ingresso, che stavano confrontandosi animatamente: una era quella del padre di Jadzia, l’altra era invece quella di Bejal Otner, fratello di Lenara e membro del team che aveva visitato DS9 tre anni prima. Quest’ultimo sembrava essere particolarmente esagitato, visti gli ampi gesti che accompagnava a quanto stava animatamente dicendo all’uomo più anziano, le proprie parole portate dal vento leggero che aveva iniziato a tirare – e che aveva costretto le due scienziate a decidere di rientrare.

Lenara rallentò fino a fermarsi, costringendo a fare lo stesso anche a Jadzia, che comunque l’aveva sopravanzata di qualche passo prima di venir strattonata dalla compagna, con la quale si tenevano ancora per mano. Dax si voltò verso l’altra donna, con sguardo interrogativo: sapeva che Bejal aveva spinto affinché la sorella ritornasse su Trillius Prime, qualche anno prima, timoroso che venissero infrante alcune delle leggi considerate più sacre dal loro popolo.

«Cosa c’è, Lenara?» Jadzia ritornò sui propri passi, afferrandole anche l’altra mano e massaggiandole i dorsi con i pollici, cercando in qualche modo di farla rilassare e tranquillizzare con quel semplice gesto. L’altra donna prese qualche respiro profondo prima di risponderle: «Bejal è sempre della sua posizione, continua a essere convinto che io non debba infrangere le leggi del nostro popolo, al punto che oggi voleva a tutti i costi impedirmi di venire da te…»
Alzò lo sguardo verso l’altra Trill, il dolore che sembravano esser state in grado di sparire nelle ore precedenti tornato a fare bella mostra di sé nei suoi occhi azzurri. A Jadzia si strinse il cuore, ma non fece in tempo a fare alcunché che Bejal le scorse, lasciando in tronco la conversazione che stava avendo con Kela per dirigersi con passo nervoso e arrabbiato verso la coppia.

«Ah, eccoti qua!» Otner non sembrava particolarmente propenso alla gentilezza, in quel momento, spingendo Jadzia a frapporsi tra l’uomo e la sorella nel tentativo di proteggere Lenara dalla furia che sembrava pervadere l’altro scienziato. Dal canto suo, Bejal sembrò voler ignorare fino all’ultimo il fatto che Dax gli stesse bloccando il passo, probabilmente sicuro che l’Ufficiale federale si sarebbe spostata all’ultimo istante, ma ciò non accadde e, di conseguenza, il Dottor Otner si ritrovò faccia a faccia con l’altra donna nel giro di poco, venendo quindi costretto a fermarsi a pochi passi da lei.

L’uomo sembrava essere invecchiato parecchio da quando aveva lasciato DS9 con la sorella e il Dottor Hanor Prem: il viso era scavato, gli occhi erano leggermente infossati e le rughe presenti agli angoli della bocca, del naso e degli occhi davano l’impressione che Bejal Otner fosse stato sotto pressione e con non poche preoccupazioni.
Lo sguardo che lanciò a Jadzia era colmo di una rabbia profonda, quasi incolpasse lei per qualsiasi cosa lo avesse tormentato fino a quel momento, ma prima che potesse fare alcunché, Kela li raggiunse e afferrò saldamente un braccio dell’uomo più giovane, intimandogli: «Direi che ha fatto danni a sufficienza, giovanotto. Io me ne andrei, prima che succeda qualcosa di irreparabile. Qualunque decisione prenda, non sta a noi dirle cosa deve o meno fare…»

Prima che Kela potesse finire la frase, Bejal se lo scrollò malamente di dosso, rischiando di mandare l’uomo più anziano gambe all’aria. Lenara, da parte sua, riuscì appena in tempo ad afferrare Jadzia prima che quest’ultima reagisse, dando tutta l’impressione (e probabilmente lo avrebbe fatto) di voler colpire Otner con un paio di pugni ben piazzati.

«Jadzia!» Lenara la costrinse a guardarla negli occhi, entrambe le mani ad afferrarle prima le braccia per girarla verso di sé e poi il viso, costringendola a guardarla negli occhi pieni d’ira e sorridendole, cercando di tranquillizzarla.
«Lascia perdere, sappiamo entrambe non ne vale la pena! E tu non sei affatto una persona violenta, nonostante tu abbia una passione per la cultura Klingon che non capirò mai…» aggiunse, un’espressione leggermente tesa in volto, quasi avesse paura che l’altra donna facesse davvero qualcosa di sconsiderato. Jadzia, che per reazione aveva istintivamente afferrato la vita di Lenara, combatté con tutta sé stessa per cercare di calmarsi e non fare qualcosa di cui si sarebbe sicuramente pentita in seguito, prendendo qualche respiro profondo mentre abbassava la testa per appoggiare la propria fronte a quella dell’altra donna. Quando finalmente sembrò essersi calmata, Lenara le lanciò un ultimo sorriso incoraggiante prima di lasciarla e voltarsi verso il fratello, ancora piuttosto alterato.

«So benissimo a quali rischi io andrò incontro, Bejal. Ne abbiamo parlato e riparlato a lungo, ma sappiamo entrambi che il mio posto non sarebbe più stato Trillius Prime fin da quando ho avuto la possibilità di conoscere meglio Jadzia su Deep Space 9…» Lenara guardò di sfuggita verso Dax, prima di ritornare a concentrarsi sul fratello: «So che sarà difficile, ma sono pronta ad accettare anche l’esilio pur di stare con lei. È una decisione che avrei dovuto avere il coraggio di intraprendere tre anni fa, ma che ringrazio di avere la possibilità di intraprendere adesso.»

***

Il viaggio verso Deep Space 9, a bordo di un trasporto passeggeri, durò all’incirca 36 ore: le due donne avevano lasciato Trillius Prime pochi giorni dopo l’arrivo di Jadzia dalla stazione stessa e il loro primo, doloroso incontro.
Considerato come era andata a finire con Bejal, Lenara Kahn non vedeva l’ora di lasciarsi tutto alle spalle e di allontanarsi il prima possibile dal pianeta natale, ma si rendeva anche perfettamente conto di come la compagna avesse bisogno di passare almeno qualche giorno con la propria famiglia. Quando poterono, comunque, sfruttarono ogni momento libero per stare assieme, affrontando discorsi di varia natura, non da ultimo il problema che sembrava esser sorto con la distruzione del Cristallo della Contemplazione da parte di Dukat: la scomparsa del tunnel bajoriano.

Quando, finalmente, le due donne si imbarcarono sul trasporto passeggeri diretto verso Deep Space 9, entrambe le Trill sembravano tutto sommato sollevate di lasciarsi alle spalle il pianeta e tutti gli annessi e connessi. Il padre di Jadzia le aveva accompagnate fino al centro del teletrasporto federale che avrebbe permesso loro di salire a bordo del vascello.
Il viaggio procedette senza incidenti e, condividendo la cabina, passarono la maggior parte del proprio tempo in compagnia l’una dell’altra, tra lo studio di alcuni PADD, contenenti i rapporti in merito alla scomparsa del tunnel bajoriano, e conversazioni su argomenti di vario genere, il tutto condito da qualche ora di sonno passata l’una nelle braccia dell’altra.

In tutti quei giorni passati assieme, Lenara non aveva ancora trovato il coraggio di dire chiaramente a Jadzia, di dirglielo a parole, che l’amava, sebbene avesse dimostrato più volte i propri sentimenti e avesse raramente lasciato il fianco dell’altra donna, dando l’impressione di non volerla mollare ora che, finalmente, l’aveva ritrovata.
Giunte alla stazione, trovarono ad aspettarle il Dottor Julian Bashir e Quark, il Ferengi che gestiva uno dei più famosi locali lungo la Promenade: il fatto che ci fosse anche lui, di norma mai lontano dal proprio bar e dai profitti che ne poteva ricavare, fece inarcare un sopracciglio a Jadzia mentre lei e la compagna salutavano calorosamente entrambi.
«Non mi aspettavo un comitato di benvenuto,» ironizzò proprio il Comandante Dax, mentre tutti e quattro si dirigevano verso il cerchio abitativo, nello specifico la sezione dov’erano collocati gli alloggi degli Ufficiali.

Quark, sempre l’inopportuno, come tre anni prima era incuriosito riguardo la storia che si dipanava dietro la relazione delle due Trill; se la prima volta, però, aveva chiesto informazioni a Julian Bashir e al Maggiore Kira, in quest’occasione aveva pensato bene di parlare con le dirette interessate, nonostante lo sguardo di disapprovazione sul volto del medico.
«… e adesso la Dottoressa Kahn, che se ricordo bene era la moglie di Torias, è tornata sulla base.»
Jadzia gli rivolse uno sguardo tra il divertito e il leggermente seccato, mentre il gruppetto continuava a camminare. Lenara, che le teneva la mano, le dita intrecciate, si lasciò andare a un leggero e quasi impercettibile sospiro di rassegnazione: non aveva mantenuto un bel ricordo del Ferengi, dalla sua precedente visita.

«Quark, all’epoca Lenara ancora non era nata,» provò a spiegargli Dax, «e il simbionte Kahn era unito a una donna di nome Nilani. Dal canto suo, Dax era ospitato da Torias.»
Lenara intervenne, pacata: «Ed erano Nilani e Torias a essersi sposati.» Fece un profondo respiro, prima di aggiungere: «Ma rimasero sposati per poco tempo, in quanto Torias morì in seguito a un incidente… rendendo quindi vedova Nilani.»

Non sembrando cogliere la leggera tensione che si era creata parlando di Torias e Nilani, Quark si grattò leggermente un orecchio, brontolando: «E figurati se era semplice! I Denobulani hanno una politica matrimoniale nettamente più semplice da comprendere!»
Bashir, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, tossicchiò, quasi a voler riprendere Quark per qualcosa che non doveva dire, portando Quark a saltare su con un: «Cosa? Cosa ho detto di male? Si sposeranno, no? O essendo già state sposate non ce ne sarà bisogno?»

Da parte loro, Jadzia e Lenara si lanciarono uno sguardo furtivo e leggermente imbarazzato, mentre tutti e quattro si avvicinavano ai loro alloggi.
«Sicuramente sarà un discorso che affronteremo, prima o poi!» Lenara prese la parola, quasi a voler togliere dall’imbarazzo Jadzia, aggiungendo: «Considera che siamo appena arrivate!»
Dal canto suo, Quark si sentì libero di continuare: «A proposito di matrimonio, il tuo ex sta continuando a farmi a pezzi una delle suite olografiche ormai da giorni, non è che potresti parlarci tu?»

Bashir, che aveva cercato il più discretamente possibile di far tacere il Ferengi o, comunque, di fargli cambiare discorso, sbuffò, esasperato e vagamente stizzito un «Quark!!» Erano ormai giorni che Quark non faceva altro che lamentarsi della cosa, ma andare a protestare con Jadzia era davvero inopportuno. Specialmente ora che la Trill sembrava aver finalmente ritrovato se stessa.
La reazione di Lenara fu immediata, dal momento che la portò ad aumentare la stretta sulla mano di Jadzia: l’argomento “Worf” era ancora una ferita aperta, probabilmente la causa per la quale non era ancora stata in grado di esprimere a parole il proprio amore alla compagna.
Jadzia si tese a sua volta, ma comunque cercò di rispondere con nonchalance: «Certo, ci parlerò io, non preoccuparti. Ovviamente,» si volse verso l’altra donna, «se a te va bene, Lenara.»
Lenara annuì, cercando di sorriderle, ma non riuscì comunque ad allentare la propria presa sulla mano di Dax.

Nel mentre, i quattro erano finalmente giunti di fronte agli alloggi di Jadzia, la quale non potè fare a meno di notare come, fino a qualche settimana prima, quello fosse l’alloggio che condivideva con Worf.
Esitò un istante, prima di dire: «Forse dovremmo farci assegnare una sistemazione diversa…»
Bashir capì immediatamente quale fosse il problema: «Sì, penso che sarebbe una scelta saggia.»
Ma Quark, dal canto suo, non sembrava essere affatto intenzionato a demordere: «Continua a dire che te ne sei andata lasciandolo nel disonore, che dovevate fare quella cosa che io ho fatto con Grilka.»
A quelle parole, Jadzia sembrò recuperare un ricordo accantonato, qualcosa rimasto in sospeso tra le sue memorie e quelle di Dax, portandola a esclamare di colpo: «Il divorzio Klingon!»
Guardò prima Quark, poi Lenara, prima di aggiungere: «Devo assolutamente chiudere questa cosa con Worf, si è protratta troppo a lungo!»

Baciò con dolcezza Lenara sulle labbra, dopodiché si affrettò verso il turboascensore che avevano appena usato per arrivare in quella sezione della base, lasciandoli tutti a guardarsi tra lo sorpreso e il perplesso, mentre chiedeva: «Computer, dove si trova il Tenente Comandante Worf?»

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