[Recensione] Full Circle Project (Star Trek: Voyager) - Kirsten Beyer

Kirsten Beyer, scrittrice americana di fantascienza assai conosciuta all'interno del franchise di Star Trek per aver scritto numerosi romanzi legati all'universo espanso di Star Trek: Voyager e per aver scritto alcune puntate di Star Trek: Discovery e Star Trek: Picard, è l'autrice di una raccolta di romanzi ambientati ben oltre il post-Endgame e collocati dopo le vicende riguardanti i sanguinosissimi scontri tra la Federazione Unita dei Pianeti e i Borg.

La serie in questione, da me definita Full Circle Project per brevità e per evitare confusione, è composta da ben 10 romanzi (Full Circle, Unworthy, Children of the Storm, The Eternal Tide, Protectors, Acts of Contrition, Atonement, A Pocket Full of Lies, Architects of Infinity e To Lose the Earth) scritti e pubblicati tra il 2009 e il 2020 per la casa editrice Pocket Books, appartenente alla Simon&Schuster.

Le vicende si dipanano su un arco temporale intercorrente tra il 2378-2381 (Star Trek: Voyager - Full Circle) e la prima metà degli anni '80 del 24° secolo (Star Trek: Voyager - To Lose the Earth) e vedono la nascita e sviluppo del cosiddetto Progetto Full Circle, l'avvio dello stesso e l'esplorazione del Quadrante Delta in seguito alla sconfitta dei Borg. Missione principale: assicurarsi che ogni traccia della Collettività sia stata sradicata e che la Galassia possa finalmente considerarsi in pace.

In pace per modo di dire, al solito: nel corso della serie appuriamo una volta per tutte che il Quadrante Delta è tutt'altro che un posto sereno e tranquillo da esplorare, con disastri che si susseguono e che non sembrano dare quiete agli equipaggi inviati in missione dal Comando della Flotta Stellare. Basti dire che, nel giro di relativamente poco tempo, dei nove vascelli componenti la flotta originale (Voyager, Esquiline, Quirinal, Hawking, Curie, Planck, Galen e Achilles), cinque navi verranno distrutte con la conseguente perdita parziale o integrale dell'equipaggio, lasciando solamente la Voyager, la Galen e la Demeter ad affrontare le insidie del Quadrante Delta. Mentre la U.S.S. Achilles ritornerà nel Quadrante Alpha ad interim, il Comando della Flotta ordinerà (dietro insistenza dell'Ammiraglio Kathryn Janeway, in tutto ciò riportata in vita per mano di Q Junior - riferimenti sulla morte del personaggio possono essere trovati all'interno del romanzo Star Trek: The Next Generation - Before Dishonor) il refit della U.S.S. Vesta, la quale raggiungerà la flottiglia così brutalmente ridotta nel 2382.

Vediamo presentati personaggi "vecchi" e "nuovi": al fianco di Kathryn Janeway, ora Ammiraglio, di Chakotay, Ufficiale Comandante della Voyager; di Tom Paris, suo Primo Ufficiale; B'Elanna Torres, Capo Ingegnere della flotta; di Harry Kim, Capo della Sicurezza e Ufficiale Tattico; di Sette di Nove; di Icheb, Guardiamarina fresco d'Accademia, troviamo il Capitano Regina Farkas, ufficiale comandante della Quirinal e della Vesta; i Comandanti O'Donnell e Fife, della Detemer; il Comandante Clarissa Glenn, al comando della Galen; il Tenente Phinnegan Bryce, il giovane e talentuoso Capo Ingegnere al comando del Capitano Farkas e tanti altri (abbiamo persino un incontro ravvicinato del terzo tipo con i Q).

Da amante di Star Trek: Voyager, prima serie legata al franchise che abbia mai avuto il piacere di vedere, non potevo che leggere i romanzi della Beyer, i quali però mi hanno molto spesso lasciato l'amaro in bocca per diversi elementi. A parte le costanti catastrofi che sembrano caratterizzare il Quadrante Delta e in cui si imbattono fin troppo facilmente i vascelli federali (sarà la Voyager a portare sfortuna?), un elemento che ho apprezzato poco ha riguardato lo "snaturamento" di alcuni personaggi rispetto la controparte televisiva.

Non fraintendetemi: l'evoluzione di un personaggio, anche di un personaggio tratto da una serie TV come in questo caso, deve essere ovviamente presente ed è sacrosanto che ci sia, altrimenti ci ritroveremo di fronte a una staticità che ammazzerebbe la voglia di leggere. Ma l'evoluzione, a mio avviso, deve essere fatta "rispettando" le basi sulle quali si poggia tutta la storia del protagonista in questione, sulle quali si poggiano anche le relazioni tra in singoli protagonisti. Nel momento in cui, all'interno del romanzo Star Trek: Voyager - A Pocket Full of Lies, vediamo interagire Chakotay e Tuvok (ora Comandante e in servizio sulla Titan) con Janeway in merito alla crisi del momento (coinvolgente i Krenim, viaggi temporali vari ed eventuali e una copia della stessa Janeway, ma proveniente da una linea temporale parallela) è possibile vedere, almeno a mio avviso, come il rapporto di fiducia forgiato nei sette anni passati nel Quadrante Delta (e, per Tuvok e Janeway, nei vent'anni precedenti) sembri essere praticamente annullato.

Altra cosa che si può dire mi abbia lasciato l'amaro in bocca è stata la conclusione data a tutta la raccolta nel romanzo Star Trek: Voyager - To Lose the Earth, uscito a fine 2020: già dal titolo mi ero immaginata una sorta di lotta contro il tempo per riuscire a tornare nel Quadrante Alpha, raggiungere la Terra ed evitare una tragica fine. E invece non è così. Il racconto riprende esattamente da dove il precedente si è interrotto: la U.S.S. Galen sembra esser stata distrutta da una razza aliena particolarmente potente, quella degli Edrehmaia, senza apparente motivo. Con l'evolversi della narrazione, si scopre non solo che la Galen è integra e che la maggior parte del suo equipaggio è sopravvissuta, ma anche che la razza aliena in questione ha intenzione di creare una sorta di "collegamento" per lasciare la Via Lattea e raggiungere la galassia immediatamente vicina.

Inutile dire che la Voyager coglie l'occasione per farsi un giro non solo dall'altra parte della "propria" Galassia... ma proprio in un'altra regione di spazio, lontana da tutto e da tutti. Capisco il voler "andare là, dove mai nessuno è giunto prima", ma forse qui si sta esagerando.

A grandi linee, comunque, non mi sento di stroncare in toto l'opera della Beyer e di sconsigliarla ai fan di Star Trek, anzi. Ritengo, comunque, che alcune trovate narrative dell'autrice siano assolutamente valevoli e sensate e che equilibrino il voto severo che mi sono ritrovata a proporre: i personaggi del Capitano Farkas e della Dottoresa El'nor Sal, rispettivamente l'Ufficiale Comandante e l'Ufficiale Medico Capo della Quirinal e della Vesta, sono a mio avviso due dei migliori personaggi creati ex novo, assieme a quello del Tenente Bryce, Capo Ingegnere promosso sul campo proprio dal Capitano Farkas. E anche alcune trame sono particolarmente avvincenti, come quelle dei romanzi Acts of Contrition e Atonement, ma se dovessi fornire un voto al tutto comunque non darei più di un 6/6,5.

Per quanto riguarda la serie in questione, non è stata tradotta in italiano, essendo quindi disponibile solamente in lingua originale.

Commenti

  1. A volte le novità non sono un male, servono nuovi punti di vista per poter apprezzare l’insieme, è anche un modo per far conoscere e avvicinare le nuove generazioni ad un cult come Star Trek

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  2. Sono una grandissima fan di Star Trek: Voyager. Penso sia un vero peccato che non ti sia piaciuta la serie, magari proverò a darle una chance, avendo letto i libri immediatamente precedenti.

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  3. Ho letto con entusiasmo fino all'ultima fino all'ultima riga (li l'entusiasmo si é sbollentato). L'idea di nuovi personaggi, nuove ambientazioni mi piace molto (poi dipende tutto da quanto rimane coerente con il filone narrativo dell'intera saga). Perché questa cosa di scavare all'indietro (cui jj é stato l'apripista) mi ha un po stancato, il rifacimento (inguardabile) della tos, il fatto che la discovery parta nell'epoca di Pike (si é vero poi viene catapultata in avanti, ma sembra che se non ci infilano in qualche modo il personaggio di Spock non campino bene) ha stancato (almeno me). Quindi avrei letto volentieri qualcosa che punta oltre.

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    1. Ma guarda, mi sono approcciata con gioia a questa serie di libri per vari motivi, tra i quali:
      - Star Trek: Voyager è la mia serie Trek preferita, quella che mi rimarrà sempre nel cuore essendo anche la prima che io abbia mai visto;
      - l'episodio Endgame mi ha lasciato l'amaro in bocca, volevo sapere cosa fosse successo "dopo", quindi figurati.

      Ma più andavo avanti a leggere, più alcune cose mi stridevano troppo. Almeno, per come sono fatta io (e son la prima a dire che, forse, sarebbe meglio vedere al futuro e smetterla di tirar fuori uno Spock o un Picard a caso solo perché sono personaggi iconici: con DS9 ce l'hanno fatta alla grande, potrebbero inventarsi tranquillamente altro e rimanere nel seminato Trek). In questa serie, a un certo punto mi sono domandata cosa stessi leggendo. Tutto sommato la consiglio, perché ha comunque delle perle, ma ci sono davvero delle situazioni, delle evoluzioni, delle scelte senza senso a mio avviso.

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  4. Io devo dire che, come serie star trek amo guardare la serie televisiva con gli episodi quelli vecchi mi ricordano quando ero bimbo....Ma devo dire ottimo articolo sia come testo che come immagini l'ho apprezzato moltissimo e trovo fantastica l'esposizione davvero i miei sentiti complimenti e buon lavoro:)

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  5. Chiunque ami questa serie dovrebbe conoscere il tuo blog! Il mondo dei trekkiani è davvero vasto e qui avrebbero un punto di riferimento serio e competente. Seppur non sono una grande fan di questa serie, adoro leggerti!

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  6. Sai che stavo pensando la stesa cosa di Cristina, io devo assolutamente diffondere il tuo blog tra i miei amici appassionati di Star Trek e sono davvero tantissimi!

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