LA NAVE: PROLOGO (T)

Diario del Capitano, data stellare 50049.3. Stiamo conducendo un'indagine mineraria su Torga IV, un pianeta disabitato nel Quadrante Gamma che si ritiene contenga vasti depositi di cormalina. La nostra missione è determinare la fattibilità di un'operazione mineraria sulla superficie del pianeta.

U.S.S. Defiant (NX-74205) - in rotta verso Deep Space 9

Finalmente a bordo della Defiant, dopo aver passato tre giorni di inferno su Torga IV e aver perso cinque validi ufficiali e uno dei runabout di rinforzo a Deep Space 9, il Capitano Sisko era seduto nella spartana mensa della nave da guerra messa a disposizione dal Comando della Flotta Stellare, fissando il vuoto. Sul tavolino di fronte a sé, una tazza metallica con il logo della Flotta Stellare, sigillata, e un PADD attivo, prevalentemente vuoto, dove aveva intenzione di stilare il rapporto richiestogli dai superiori.

Il rumore delle porte scorrevoli che davano nella sala attirò l’attenzione dell’ufficiale, che alzando lo sguardo si ritrovò davanti Jadzia Dax, Ufficiale Scientifico Capo di Deep Space 9 e pilota per la Defiant, oltre che suo vecchio amico. Essendo una Trill unita, Jadzia ospitava dentro di sé un simbionte, Dax, che aveva avuto modo di convivere con altri otto individui, prima di venire unito alla donna. Il precedente ospite del simbionte, Curzon, era stato un rinomato ambasciatore, apprezzato per le sue abilità e le sue doti, che aveva conosciuto un giovane Benjamin Sisko e lo aveva preso sotto la propria ala protettrice, instaurando un forte legame di amicizia, instauratosi e sviluppatosi anche con la stessa Jadzia.

La Trill gli si sedette di fronte, il volto indeciso tra il sorridere in maniera rassicurante all’uomo di fronte a lei o la necessità di mantenere un’aria più grave, anche in considerazione di quanto accaduto in quei giorni: «Cosa ha detto la Flotta Stellare del nostro bottino?»
«Sono compiaciuti,» rispose semplicemente Sisko, senza sembrare intenzionato ad aggiungere molto altro. Dax non si lasciò scoraggiare, decidendo di pungolare ulteriormente l’amico: «Tutto qui? Solo compiaciuti?»
L’uomo di fronte a lei si strinse nelle spalle: «Sono particolarmente compiaciuti. Credo che ci daranno una medaglia.» Sbuffando, la scienziata osservò acidamente: «La aggiungerò alla mia collezione.»

Per un istante, i due rimasero in silenzio, poi il Capitano riprese a parlare: «Il Comando della Flotta Stellare sta aspettando il mio rapporto, ma non riesco a mettere insieme le idee, non ce la faccio. Tutte le volte che cerco di iniziarlo mi ritrovo a fissare l’elenco delle vittime e a leggere quei cinque nomi in continuazione: T'Lor, Rooney, Bertram, Hoya, Muniz…»
Dax comprendeva appieno il sentimento che avvertiva nelle parole dell’uomo di fronte a lei: il dolore per la perdita di persone con le quali si era lavorato, in un modo o nell’altro, a stretto contatto; individui affidati alla responsabilità dei rispettivi ufficiali superiori, che avrebbero dovuto fare di tutto per evitare che accadesse loro qualcosa, permettendo loro di ritornare sempre sani e salvi alle loro famiglie, alle loro case. Quei cinque nomi sarebbero per sempre rimasti nella memoria di Benjamin Sisko, il quale non si sarebbe mai perdonato la loro fine, per quanto avrebbe cercato di giustificarla a sé stesso, ai propri subordinati e alle famiglie alle quali sarebbe stato costretto a dare la notizia.

«Lo so, può sembrare molto crudele, ma sappiamo tutti e due che la nave valeva quel prezzo. Quelle cinque morti forse ci daranno la possibilità di salvare 5000 vite, o chissà addirittura cinque milioni.,» provò a tirarlo su di morale la Trill, ben sapendo che Sisko non poteva vantare trecento anni di esperienza su cui fare affidamento, al contrario suo.
«E se dovessi tornare indietro mi comporterei esattamente allo stesso modo. Ma cinque persone hanno perso la vita. Cinque ottimi elementi che avrebbero meritato molto di più che morire in una missione su un pianeta desolato a 50.000 anni luce da casa. Quando frequentavi l’Accademia, Somak che cosa insegnava?»
Dax fece appena un cenno con il capo: «Morale ed etica delle attività di comando.» Se lo ricordava bene, lei stessa aveva avuto modo di frequentare e superare il corso, ma si rendeva benissimo conto di come teoria e realtà risultassero nettamente due cose differenti, all’atto pratico.
«Ricordo ancora il suo discorso preferito: dovete tenere sempre un distacco emotivo tra voi e tutte le persone che sono sotto il vostro comando,» disse amaramente l’uomo, un’espressione poco felice sul volto.

Dax si limitò a commentare con un: «Tutto sommato, è un buon consiglio.»
«E io cerco di seguirlo sempre,» continuò Sisko. «Ma quando ti trovi fuori da un’aula è tutto molto più complicato. Tu lo sapevi che Jake e Muniz festeggiavano il compleanno lo stesso giorno? E che sono stato proprio io a officiare il matrimonio di Hoya? E Rooney, suonava la tromba, non puoi immaginare come. L’ho sentito una volta da Quark e faceva ballare le persone nei corridoi.»
Dax annuì: se lo ricordava, c’era anche lei in quell’occasione, e glielo disse. Ma disse anche: «Ma c’è un’altra cosa che mi ricordo bene di lui: che era incredibilmente orgoglioso di indossare l’uniforme, ed era incredibilmente orgoglioso di essere ai tuoi ordini. Lo stesso vale per Hoya, T'Lor, Bertram e Muniz. Avevano scelto una vita nella Flotta Stellare, conoscevano tutti i rischi, e sono morti combattendo per qualcosa in cui credevano profondamente.»
«Questo non rende le cose più facili,» le disse amaramente Sisko.
«Non credo che qualcosa possa farlo,» gli fece notare lei, prima di alzarsi e lasciarlo da solo nella sala mensa, a fissare per un attimo le porte chiusesi dietro le sue spalle. Quando riportò lo sguardo sul PADD appoggiato sul tavolo di fronte a lui, una nuova smorfia gli distorse per un attimo il volto.

Deep Space 9 - laboratorio scientifico

La Dottoressa Lenara Kahn era in uno dei laboratori scientifici più grossi della base, lo stesso che quasi un anno prima era andato distrutto durante l’attacco a sorpresa condotto da alcuni Jem’Hadar ribelli contro DS9. In quell’occasione, la Trill si era ritrovata suo malgrado prigioniera: le sue competenze e le sue ricerche in merito ai tunnel spaziali erano state considerate indispensabili per comprendere come funzionassero i portali iconiani (uno dei quali era stato ritrovato su Vandros IV). Il tempestivo intervento dell’Europa aveva permesso non solo alla scienziata di ritornare tutta intera a bordo di Deep Space 9, ma anche di risolvere una piccola questione interna al Dominio, nonostante qualche piccola incomprensione con il gruppo di Jem’Hadar che le forze federali si erano ritrovate ad aiutare.

Adesso, come allora, il rimanere negli alloggi che condivideva con la compagna era percepito con disagio e sofferenza, nonostante si fosse ben integrata nella vita di tutti i giorni della stazione e avesse iniziato a stringere anche profondi legami di amicizia con civili e militari che prestavano servizio o lavoravano sulla base. Julian Bashir e Kira Nerys erano tra coloro con i quali Lenara aveva stretto di più, assieme al Cardassiano Garak e alla famiglia O’Brien. Worf, il Klingon a Capo delle Operazioni Strategiche, per un periodo si era dimostrato piuttosto irascibile, in particolar modo nei suoi confronti, senza un motivo apparente. Con il tempo, comunque, il suo comportamento era man mano cambiato e, dietro la facciata di spietato guerriero Klingon, aveva mostrato un cuore e una passione, arrivando a potersi definire, se non un amico della coppia, almeno un buon "vicino di casa".

Nonostante la guerra contro il Dominio, nonostante l’esilio dal pianeta natale, Trillius Prime, nonostante le continue ansie provocate dal trovarsi praticamente al fronte e nonostante il fatto che Jadzia fosse tanto spesso impiegata negli scontri in prima persona, Kahn non si pentiva della scelta fatta. Come in tutte le coppie, i litigi avevano preso il loro dovuto spazio, in alcuni casi feroci, in altri terribilmente composti e dignitosi. Vecchie e nuove questioni si intrecciavano le une alle altre in maniera quasi indissolubile, sebbene fossero comunque le nuove problematiche a tenere banco per la maggiore, soprattutto in considerazione del fatto che erano due individui completamente differenti rispetto ai loro precedenti ospiti, Nilani e Torias. Ma, cosa più importante, entrambe erano in grado di crescere come individui e come coppia proprio grazie a questi litigi e ai bei momenti che si ritrovavano a vivere e, tutto sommato, i litigi non erano così frequenti o così tragici da obnubilare le emozioni positive che provavano l’una per l’altra.

In quello specifico momento, a essere sinceri, Lenara non era affatto interessata a litigare con l’altra donna, che non vedeva ormai da una decina di giorni a causa dell’ultima missione che lei, il Capitano Sisko, il Capo O’Brien e il Comandante Worf avevano compiuto nel Quadrante Gamma. Certo, si stava impegnando a far in modo che le sue preoccupazioni non prendessero il sopravvento e non la influenzassero e nemmeno andassero a ripercuotersi negativamente sulla compagna, la quale non poteva fare altro che rispettare gli ordini impartiti dai suoi superiori: era suo dovere trovarsi a combattere per una giusta causa. Ma, nonostante tutti i suoi tentativi, era perfettamente cosciente di come l’assenza di Dax, dovuta chiaramente agli scontri bellici, le pesasse particolarmente. Non vedeva l’ora di poterla riabbracciare, soprattutto dopo quanto era trasparito negli ultimi giorni.
La Defiant aveva lasciato piuttosto di fretta, all’incirca una settimana prima, Deep Space 9, per dirigersi alla massima velocità di curvatura consentita verso il Quadrante Gamma, a seguito della richiesta di soccorso inviata dalla squadra di ricognizione. Lenara era stata messa immediatamente al corrente della situazione e, come lei, anche Keiko O’Brien e Jake Sisko erano stati informati di quanto accaduto e del tempo che ci sarebbe voluto affinché la Defiant arrivasse nell’orbita del pianeta, teletrasportasse i sopravvissuti a bordo e rientrasse alla base.

Cercò di riportare la propria attenzione sulle analisi e gli studi che stava ancora portando avanti da quando aveva messo piede sulla base assieme a un ristretto team di scienziati, comprendente il fratello e un altro collega dell’Istituto di Scienza Trill, ma proprio non riusciva a concentrarsi sui dati che aveva di fronte. Il complemento di scienziati, civili e non, della stazione le aveva dato un importante supporto tecnico e di competenze, velocizzando un lavoro che, altrimenti, non avrebbe mai visto una conclusione concreta. Era sicura che, ancora con qualche anno di duro lavoro, sarebbe stato possibile compiere un ulteriore tentativo nella creazione di un tunnel artificiale stabile.

«Lenara…» La voce del Dottor Bashir la fece sobbalzare, una serie di PADD cadde fragorosamente a terra a lato dell’immenso tavolo da lavoro dove Kahn aveva approntato una sorta di scrivania di fortuna, dove leggere la mole di materiale ancora da scremare.
«Scusami, non volevo spaventarti.» l’uomo era imbarazzato, non aveva avuto intenzione di prendere alla sprovvista la scienziata, ben cosciente di quanto fosse sempre sulle spine e, soprattutto, di come lo fosse in quel particolare momento. «Sono venuto a dirti che la Defiant ha contattato Deep Space 9 qualche minuto fa, attraccheranno tra breve. Sto andando ad accoglierli,» aggiunse, indicando il kit medico appeso a una spalla, «una squadra medica è già per strada. Pensavo volessi…»
«Non stiamo a perdere tempo, Julian,» quasi ringhiò Lenara, alzandosi di botto e afferrandolo per un braccio, tirandoselo appresso, dimentica dei PADD uniformemente distribuiti per terra, «non stiamo a perdere tempo qua in conversazioni inutili.»

Bashir si ritrovò trascinato, suo malgrado, verso l’uscita del laboratorio, una mano stretta attorno al kit medico che aveva appresso. «Lenara, rallenta un attimo…» provò a dire, inutilmente, il medico: la Trill non sembrava intenzionata ad ascoltare null’altro che non fosse la necessità di arrivare il prima possibile al portellone d’attracco da dove sarebbero sbucati i sopravvissuti della missione su Torga IV.
Fu solo qualche istante dopo che Bashir riuscì a frenare Lenara e a prendere un minimo di controllo della situazione, sufficiente a dirle dove la Defiant avrebbe avuto permesso di attraccare alla stazione. Dopodiché, dovette quasi correre per riuscire a starle dietro.

Deep Space 9 - portellone d'attracco

Quando Bashir e Kahn arrivarono a destinazione, la squadra medica era già in loco, assieme a Keiko O’Brien e al Conestabile Odo, il Cambiante a capo della sicurezza della base. Giusto una settimana prima, in concomitanza con la frettolosa partenza della Defiant alla volta del Quadrante Gamma, il Conestabile si era ritrovato costretto a trattenere per qualche giorno, nelle celle di DS9, il medico e Quark, il ferengi proprietario del rinomato Bar di Quark (collocato sulla Promenade), in quanto Bashir, nel tentativo di trovare un sistema per migliorare la situazione del Maggiore Kira, aveva chiesto a Quark di procurargli dei ragni pulce regaliani, dal cui veleno avrebbe potuto sintetizzare un farmaco in grado di migliorare la circolazione.
Ovviamente Quark non aveva potuto fare a meno di contrabbandare anche della merce non propriamente legale, fondamentalmente compromettendo le buone intenzioni del medico, che si era ritrovato a scontarne le conseguenze, senza poter partecipare attivamente alla missione di soccorso guidata dallo stesso Maggiore.

«Dottore, Dottoressa,» salutò, con un cortese e asciutto cenno del capo, il Conestabile, sempre di poche parole. Odo, recentemente, era stato reso completamente solido dal Grande Legame, dopo esser stato giudicato per l’assassinio di un altro Cambiante, in auto-difesa e a protezione dei colleghi e amici a bordo di Deep Space 9. Ovviamente, l’azione compiuta dal Conestabile non era stata vista di buon occhio dal suo popolo, che quanto prima aveva provveduto a risolvere la faccenda, condannandolo a un’esistenza a dir poco limitante. Ci era voluto un bel po’, prima che fosse in grado di accettare la sua nuova situazione, ma, alla fine, con un po’ di tempo e la costante presenza di amici e colleghi (e una missione sotto copertura su Qo’noS), era riuscito a fare il primo passo verso tale accettazione di sé.

I due sopraggiunti ebbero appena il tempo di rispondere, altrettanto brevemente, al saluto, che con un leggero sibilo, appena udibile, il portellone d’attracco circolare e dentellato, così caratteristico dell’architettura cardassiana della base, si aprì, permettendo all’equipaggio della Defiant e al loro prezioso carico di salire a bordo di Deep Space 9.
Sisko, Kira e Dax stavano parlottando tra loro, ma non appena misero piede a bordo della base, Jadzia si staccò dal terzetto per dirigersi immediatamente verso Lenara, la quale non perse tempo e le gettò subito le braccia al collo, con un sospiro di sollievo, la tensione che finalmente abbandonava entrambe; dietro il terzetto erano comparsi anche Worf e O’Brien, quest’ultimo accolto altrettanto calorosamente dalla moglie.
Bashir e la squadra medica, nel mentre, si impegnarono a verificare le condizioni degli altri membri della squadra in un veloce, ma attento controllo di check up, per assicurarsi che non ci fossero traumi gravi al punto tale da richiedere un immediato intervento in Infermeria.
Nessuno di loro, anche Jadzia e il suo simbionte, aveva subito lesioni di alcuna gravità, ma il protocollo federale imponeva comunque un ulteriore controllo, più approfondito, in Infermeria, dove l’equipaggiamento medico era sufficientemente avanzato da rilevare quanto poteva essere sfuggito a un primo controllo.

«Direi che gli ulteriori controlli medici di routine possano aspettare ancora qualche ora, Dottore,» osservò severamente Sisko, rivolgendosi a Bashir. Il viaggio di ritorno a bordo della Defiant non aveva contribuito affatto a migliorare il mood che aveva accompagnato l’ufficiale federale da quando era stato teletrasportato a bordo e si era impostata la rotta verso la stazione. Il medico, percependo l’umore sotto i piedi del proprio Capitano, si limitò ad annuire, dopodiché fece cenno al proprio staff di liberare la zona e di seguirlo in Infermeria, lasciandosi alle spalle i colleghi e i civili che ancora affollavano l’accesso che dava sulla Defiant.

Sisko lanciò uno sguardo veloce verso Dax prima di allontanarsi: desiderava ancora confrontarsi con lei sugli avvenimenti degli ultimi giorni, ma vedendola tra le braccia di Lenara, a parlottare sommessamente con l’altra donna, capì che non era il momento. Si incamminò, quindi, verso i propri alloggi, noncurante degli sguardi perplessi di Kira e Worf. Sentiva il forte desiderio di abbracciare suo figlio e non riusciva a togliersi dalla mente l’idea che cinque anni prima, quando aveva deciso di portarlo con sé su Deep Space 9, avesse fatto un colossale errore: non solo aveva portato un civile su una installazione militare che poi si sarebbe rivelata un punto focale di una guerra sanguinosa, ma quel civile era il più caro affetto che aveva. Un peso come un macigno sulle spalle già sovraccaricate da infinite responsabilità, dovute alla sua posizione e al suo rango e alla situazione che, col tempo, era andata a crearsi in seguito al primo contatto con il Dominio, la principale potenza del Quadrante Gamma.

Qualche istante più tardi, anche gli altri si diressero verso mete diverse: Kira e Worf verso la sala operativa (del resto, le attività su Deep Space 9 non si fermavano mai, in particolar modo in periodo di guerra), mentre la famiglia O’Brien e Jadzia e Lenara verso i rispettivi alloggi, collocati nella stessa sezione abitativa della stazione. Ognuno con i propri oneri sulle spalle… probabilmente, tra tutti, coloro che parevano avere meno problemi ad affrontare la situazione sembravano essere i coniugi O’Brien. Gli anni passati assieme sull’Enterprise-D avevano ben rodato la famiglia, e anche se ogni tanto il loro rapporto appariva un po’ bellicoso, in realtà i due riuscivano sempre a supportarsi, consapevoli di esserci l’uno per l’altra nei momenti più leggeri quanto in quelli più pesanti.
La stessa cosa non sembrava fosse per Jadzia e Lenara che, nonostante i secoli di esperienza dei loro simbionti, soffrivano ogni giorno di più della lontananza forzata che si imponeva in certe situazioni militari, e questa cosa ricadeva malamente sul loro rapporto.

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