[INTERVISTA] David Mack ci parla del suo nuovo libro HARM'S WAY e il suo legame con STAR TREK

David Mack, classe 1969, è uno dei più rinomati scrittori statunitensi attualmente in vita: pluripremiato autore di bestsellers per il New York Times, con oltre trentasei romanzi all’attivo e numerose opere brevi di fantascienza, fantasy e avventura, all’interno dell’universo trekker è conosciuto per due delle trilogie cardine dell’universo post-La Nemesi, Star Trek: Destiny e Star Trek: Cold Equations.

Ma il suo lavoro non si ferma qua, in quanto Mack ha scritto per la televisione (nello specifico, per due episodi di Star Trek: Deep Space Nine), per il cinema e per i fumetti; inoltre ha anche lavorato come consulente per le serie televisive animate di Star Trek: Lower Decks e Star Trek: Prodigy. Nel giugno 2022, viene premiato dall’International Association of Media Tie-in Writers con il Faust Award.

Le sue pubblicazioni più recenti includono il racconto Fiasco nell'antologia omaggio Thrilling Adventure Yarns 2021 e un romanzo, Oblivion’s Gate (Star Trek Coda, Book III); tra i suoi prossimi lavori c'è Harm's Way, un romanzo crossover tra Star Trek: Vanguard e Star Trek: Serie Classica, la cui uscita è prevista per il 13 dicembre 2022.

Ed è proprio in occasione di questa sua ultima uscita a tema Star Trek che ho avuto l'occasione di intervistare David Mack: da grande fan dei suoi romanzi, non potevo lasciarmi sfuggire l’opportunità di ospitare all’interno del mio sito uno degli autori che apprezzo di più all’interno del panorama narrativo relativo al franchise di Star Trek.

Di seguito, l'intervista integrale tradotta in italiano! Se volete leggerla in lingua originale la potete trovare QUI.

Lei ha scritto per molti universi relativi al fantastico (Wolverine, The 4400, Farscape, 24, oltre a Star Trek). Qual è il suo preferito? Con una biografia di più di trenta titoli su Star Trek... si potrebbe dire Star Trek?

Sì, penso che sia giusto dire che Star Trek rimane il mio preferito. Da che sono abbastanza grande da ricordare, direi che è stato il mio "primo amore" come fan. Detto questo, ho trovato qualcosa da apprezzare o ammirare in tutti i numerosi franchise per i quali ho scritto.

Quali sono state le sue prime esperienze con Star Trek?

Sono cresciuto nei primi anni settanta guardando le repliche dello Star Trek originale e di Star Trek: La Serie Animata. Sono stato anche un avido lettore fin da piccolo e alcuni dei primi libri che ho posseduto sono state le raccolte numerate degli adattamenti degli episodi di Star Trek di James Blish.

Lei ha scritto, rimanendo in Star Trek: dialoghi per videogiochi, un fumetto, moltissimi romanzi e due episodi di Deep Space Nine. Come differiscono tutte queste esperienze?

Le differenze sono così tante che una risposta completa a questa domanda sarebbe davvero molto lunga. Cercherò di essere breve, ma sospetto che fallirò.

Ognuno di questi tipi di scrittura presenta delle particolari sfide. I dialoghi per i videogiochi spesso comportano la revisione o la modifica di ogni riga in innumerevoli modi, per far sì che si adatti a uno qualsiasi dei possibili esiti e scenari del gioco. A volte le stesse informazioni devono essere adattate in modo che "suonino bene" a seconda del personaggio che le pronuncia. E tutto questo finisce per essere fatto in un foglio Excel, che è un formato inusuale per uno scrittore.

Le sceneggiature dei fumetti non sono uguali a quelle dei film o della televisione. Invece di descrivere un'azione in movimento, la sceneggiatura di un fumetto è scritta per descrivere sequenze di immagini statiche combinate con il testo. Le sceneggiature per cinema e televisione tendono a essere molto scarne nelle descrizioni delle scene, mentre le sceneggiature dei fumetti possono spesso essere estremamente dettagliate, per fornire una guida al disegnatore che deve realizzarli.

Le storie brevi sono un po' complicate. C'è pochissimo tempo per "andare a regime" come in un romanzo. Un racconto breve deve essere mirato, preciso e compatto, ma al tempo stesso completo in termini di logica della storia e di resa emotiva. È una forma estremamente difficile da padroneggiare. Io non l'ho ancora fatto. Trovo che scrivere narrativa breve sia molto difficile.

I romanzi sono bestie enormi e complesse. Pieni di sottotrame, deviazioni, depistaggi, archi narrativi secondari e terziari. Mi ci vogliono mesi per scrivere un romanzo. Rispetto ad altri tipi di scrittura, di solito non è molto remunerativo rispetto alla quantità di parole scritte, ma la ricompensa arriva sotto forma di controllo artistico sul prodotto finale.

Scrivere per la televisione è più veloce, per forza di cose. Le regole del Sindacato degli Autori prevedono solo due settimane per scrivere una sceneggiatura una volta che è stata commissionata e concordata la storia. E una volta scritta una sceneggiatura televisiva o cinematografica, spesso viene riscritta, rivista, modificata, aggiustata e alterata in molti modi diversi da un piccolo esercito di persone, ognuna con una propria visione della cosa. La sceneggiatura è una forma d'arte collaborativa e sicuramente non è adatta a scrittori sensibili al fatto che altri modifichino le loro parole.

Lei è anche consulente per Star Trek: Lower Decks e Prodigy. Può raccontarci, a grandi linee, la sua esperienza e quale sia il suo contributo alle due serie?

Sono stato consulente per i primi dieci episodi di Lower Decks e per i primi venti episodi di Prodigy.
Sono stato accreditato per entrambe le serie come "Star Trek creative consultant" (N.d.R.: consulente creativo specifico proprio per tematiche Trek). Il mio ruolo era quello di scoprire ciò che gli autori e gli sceneggiatori della serie volevano realizzare e poi aiutarli a farlo nel modo più coerente con i precedenti 55 anni di contenuti canonici di Star Trek.

Quando ho fatto il colloquio con i fratelli Hageman per il lavoro su Star Trek: Prodigy, ho descritto il mio ruolo come quello di uno "sherpa di Star Trek". Il mio compito era quello di aiutare gli Hageman e la loro squadra a scalare la vetta narrativa che volevano raggiungere, di mostrare loro i migliori sentieri di Star Trek da utilizzare, di metterli in guardia da deviazioni che, in seguito, per poterle sistemare, sarebbero costate tempo e denaro, e di aiutarli a trovare la strada migliore e più veloce per raggiungere la cima della loro montagna. E poi, una volta arrivati a piantare la loro bandiera sulla vetta, col fotografo pronto a immortalare il momento da consegnare alla storia, il mio compito è stato quello di rimanere fuori dall'inquadratura.

Come si è trovato a lavorare a due prodotti altamente diversi, all'interno del panorama di Star Trek, quali sono Lower Decks e Prodigy?

Ogni serie ha la sua personalità e il suo approccio al flusso di lavoro. È stato chiaro fin dall'inizio che i diversi obiettivi a lungo termine dei due team hanno guidato le loro scelte narrative e i loro approcci all'inserimento di elementi canonici nelle loro versioni di Star Trek.

Tra le serie animate e quelle in live-action come Picard, Discovery e Strange New Worlds, è stato affascinante vedere quanta varietà di stili e toni si possano raggiungere nell'universo di Star Trek, pur rimanendo nella stessa casa di produzione.

Molte delle sue storie hanno una portata enorme, come la trilogia di Destiny o le storie dell'Universo dello Specchio e la stessa Vanguard. È anche molto bravo a gestire i piccoli momenti dei personaggi rendendoli perfettamente verosimili. Come riesce a trovare il giusto equilibrio tra le trame epiche ed enormi, e le sfaccettature anche piccole dei personaggi? 

Il mio approccio alla trilogia di Star Trek Destiny è stato che, anche se la situazione generale era di enorme portata, e riguardava non solo tutta la Federazione ma anche i suoi vicini interstellari, i temi a cui i lettori si appassionano in un romanzo tendono a essere quelli che riguardano le persone.

L'esplosione di un pianeta è spettacolare, ma per avere un impatto emotivo dobbiamo viverla attraverso il punto di vista soggettivo di qualcuno che riusciamo a capire e con cui possiamo empatizzare. Filtrare la tragedia e il terrore attraverso la lente dell'esperienza soggettiva di una persona è ciò che la fa sentire reale per il lettore: le paure, i dolori e le speranze dei personaggi.

Questo aspetto è stato determinante anche nella saga Star Trek: Vanguard, anche se in modo diverso. Nel corso di ben nove libri, Vanguard segue l'esplorazione di un antico mistero alieno nella Taurus Reach (N.d.R.: una regione nello spazio situata tra i territori federali, klingon e tholiani), e allo stesso tempo racconta le manovre e le macchinazioni politiche dell'Impero Klingon, dell'Impero Stellare Romulano e della Federazione Unita dei Pianeti, mostrandoci come quest'epoca di Guerra Fredda tra le tre potenze abbia posto le basi per l'universo di Star Trek che abbiamo visto dal secondo al sesto film.

Ma queste lotte diventano significative per il lettore solo quando le viviamo attraverso le prospettive uniche di personaggi della saga come Diego Reyes, Gorkon, T'Prynn, Tim Pennington e Cervantes Quinn. Sono i loro sacrifici e le loro lotte personali a dare un contesto e un significato agli eventi di grande portata in cui sono coinvolti.

Da dove nasce l'idea della serie Vanguard?

Star Trek: Vanguard nasce nel 2004 da un'idea di Marco Palmieri, che all'epoca era uno dei curatori del reparto ‘narrativa di Star Trek’ presso Simon & Schuster. Voleva pubblicare una serie ambientata all'epoca della Serie Classica, ma con una sensibilità più moderna, maggiori sfumature emotive e politiche e una portata più ampia.

Alcune delle sue idee chiave erano che la serie sarebbe stata ambientata a bordo di una base stellare di frontiera della Federazione e che gli eventi di questa nuova serie letteraria sarebbero stati collegati a eventi visti nella Serie Classica, sia come cause predeterminate che come effetti successivi. In questo modo, avrebbe dimostrato che le avventure dell'equipaggio dell'Enterprise erano influenzate da un'arena astropolitica più ampia e avevano effetti che andavano ben oltre quelli mostrati nella serie televisiva del 1960.

Mi assunse per prendere questa idea di base e svilupparla in una vera e propria bibbia della serie, con archi narrativi a lungo termine, biografie dei personaggi e un'approfondita storia di fondo che la legasse alla storia di Star Trek e la collegasse anche agli eventi successivi alla serie televisiva. Così facendo sono riuscito a dare maggiore spessore ai Tholiani e a fornire alcuni retroscena per la comparsa della tecnologia Genesis vista in Star Trek II: L'ira di Khan.

Ho scritto il primo romanzo, Harbinger, e poi ho "truccato il mazzo", per così dire, per assicurarmi che i miei amici Dayton Ward e Kevin Dilmore venissero ingaggiati per scrivere il secondo libro. Ero così ispirato dalle loro nuove idee e dai loro contributi creativi che ho convinto Marco a farmi scrivere il terzo libro. A Marco è piaciuta la dinamica di scambio che si è sviluppata tra me, da un lato, e il duo Dayton e Kevin, dall'altro. Di conseguenza, decise di proseguire il resto di Vanguard con noi che ci alternavamo nella stesura dei libri, ma che lavoravamo in squadra per tracciare la storia complessiva.

Il suo nuovo romanzo Harm’s Way  (crossover tra la Serie Classica e la serie Vanguard) è una storia a sé stante o…?

Sì e no. Ho scritto Harm's Way, come faccio con ogni romanzo, in modo che chi non ha mai letto altri libri della serie possa prenderlo in mano, imparare ciò che deve sapere man mano e godersi la storia. In questa occasione è particolarmente importante perché, anche se incorpora elementi e personaggi della saga di Star Trek: Vanguard, Harm's Way viene pubblicato e promosso come romanzo della Serie Classica.

Allo stesso tempo, per i lettori che erano fan della saga di Star Trek: Vanguard, volevo che si percepisse come se fosse stato scritto e pubblicato come parte di quella serie. A tal fine, ho  prestato molta attenzione alla cronologia degli eventi della Serie Classica e di Vanguard. Di conseguenza, Harm's Way è ambientato nel luglio del 2266, all'incirca una settimana dopo gli eventi dell'episodio della Serie Classica "La Macchina del Giudizio Universale", che corrisponde all'incirca alla metà del quinto romanzo di Vanguard, intitolato Precipice.

Può darci qualche indizio su cosa possiamo aspettarci in Harm’s Way?

Brividi ed emozioni forti. Azione. Avventura. Sarcasmo e sentimentalismo. Eroismo e onore. Ma soprattutto, ho scritto questo romanzo per essere divertente, un'avventura ricca di azione e di battute ironiche.

Quando si è più autori a scrivere su una serie di romanzi, come ci si coordina?

Ci affidiamo a un androide di nome Norman, al quale diciamo semplicemente "Norman, coordinare" (Per i lettori più giovani che forse non hanno familiarità con la Serie Classica come me, si trattava di un tentativo di fare riferimento all'episodio della seconda stagione della Serie Classica "Io, Mudd") - (N.d.R.: L’espressione gergale statunitense “Norman, coordinate” diventata di uso comune grazie a Star Trek, indica il fronteggiare una situazione illogica e inconciliabile, al punto da causare un cortocircuito mentale; proprio come accade all’androide Norman nell’episodio citato).

La risposta più seria è "dipende" (Questa è, in effetti, la risposta più veritiera a quasi tutte le domande su come si fanno le cose nell'editoria).

In un progetto come Star Trek: Vanguard, il curatore dell’intera opera si assume una parte della responsabilità di mantenere i dettagli e le cronologie da un libro all'altro. Tuttavia, ho inserito alcune di queste indicazioni nella bibbia della serie. Inoltre, Dayton, Kevin e io siamo rimasti regolarmente in contatto per telefono e via e-mail nel corso degli anni, mentre lavoravamo alla saga di Vanguard.

Altri progetti multi-autore, come la miniserie in cinque libri del 2013 The Fall, richiedono un'ampia pianificazione preliminare da parte del nostro curatore, oltre a chat e zoom di gruppo e lunghe catene di e-mail da parte degli autori. Data la necessità di mantenere una cronologia coerente tra cinque libri con tempi che si sovrappongono e personaggi diversi, ho costruito un foglio di calcolo che suddivideva il periodo di mesi coperto dalle miniserie in segmenti di un giorno. Basandomi sugli schemi degli uni e degli altri, ho inserito i dati in modo che tutti potessero vedere esattamente cosa stava accadendo nelle storie degli altri in un dato giorno nell'arco della miniserie. È stato un lavoro impegnativo, ma alla fine credo che tutti abbiamo convenuto che ne sia valsa la pena.

Che tipo di libertà creativa si ha quando si scrive un romanzo per un franchise come Star Trek?

Più di quanta ci si possa aspettare, in realtà. A volte ho il germe di un'idea per una storia che mi piacerebbe scrivere e la propongo agli editori. In altri casi, gli editori hanno bisogno di un romanzo su una serie specifica o su un insieme di personaggi, e cercano uno scrittore che sia adatto al progetto e disponibile a scriverlo nel tempo limitato a disposizione. In ogni caso, gli editori si aspettano che gli autori concepiscano storie originali che mostrino qualcosa di nuovo o inaspettato sui personaggi che già si conoscono e piacciono nelle serie e nei film.

Nel periodo 2001-2021, chi scriveva storie di Star Trek ambientate nell'era del 24° secolo, in particolare quelle ambientate dopo gli eventi di Star Trek: La Nemesi, aveva molta libertà di raccontare storie che alteravano lo status quo dell'universo letterario. Questa libertà è terminata con il ritorno in televisione di Star Trek, quello ambientato nel tardo 24° secolo in Star Trek: Picard.

Oggi gli sforzi si concentrano su romanzi standalone che supportano le nuove serie di Star Trek prodotte per il canale di streaming Paramount+. Ma il compito degli autori di romanzi tie-in rimane sempre lo stesso: trovare nuove storie originali da raccontare che rientrino nei parametri noti della continuità del canone di Star Trek, e fare in modo che queste storie siano incentrate su persone e idee piuttosto che su technobabble (N.d.R.: technobabble, traducibile in italiano in tecnociance, indica le spiegazioni tecnico scientifiche, non necessariamente fondate e attualmente verificabili, fornite negli episodi Trek).

Inoltre, contrariamente a quanto alcuni pensano, più il canone di Star Trek si sviluppa, più è facile scrivere nuove storie al suo interno. Ogni nuovo dettaglio che arricchisce il canone offre nuove possibilità di collegare dettagli precedentemente noti, o invita a porsi domande che possono fungere da spunto per le storie. L'aderenza al canone non è un impedimento alla buona narrazione, ma una fonte di ispirazione.

Che cosa ha in serbo o in uscita oltre a Star Trek?

Non molto, a dire il vero. Al momento non ho nuovi romanzi in cantiere, ma solo alcuni racconti che dovrebbero far parte di alcune antologie di prossima pubblicazione.

Tra questi ci sono Rough Magic, un racconto originale che mette insieme il mago Prospero de La Tempesta di Shakespeare e l'illuso cavaliere errante Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes, per un'antologia intitolata Double Trouble; Living by the Sword, un racconto space-western; e Bockscar, un fantasy contemporaneo all'epoca della Seconda Guerra Mondiale (questi ultimi due racconti sono destinati ad antologie di racconti non ancora annunciate).

Oltre a questo, ho alcune idee in elaborazione con cui sto armeggiando - tra cui un nuovo romanzo fantasy contemporaneo, una sceneggiatura natalizia di una commedia d'azione e alcuni pilot televisivi che sto valutando assieme ad alcuni amici. Tuttavia, nessuno di essi è ancora pronto per essere presentato.

Il mio lavoro come consulente per Star Trek: Prodigy si è concluso diversi mesi fa, anche se i frutti dell'ultima metà di quel lavoro stanno arrivando solo ora su Paramount+. Non so se e quando avrò l'opportunità di lavorare di nuovo per Star Trek, sullo schermo o fuori, ma di certo spero di poter raccontare altre storie in quell'universo negli anni a venire.

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Potete leggere l'intervista a David Mack in lingua originale CLICCANDO QUI.

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Tenete d'occhio il sito internet di David Mack per rimanere aggiornati sui suoi lavori futuri. Lo trovate QUI. Visitate inoltre il suo profilo facebook e twitter.

Commenti

  1. Non conosco l’autore ma la sua intervista e’ molto molto interessante ! Complimenti n chiara!

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